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Una donna misteriosa

Il 1875 non è un anno qualunque nella vita di Arthur Rimbaud: è l’anno in cui il poeta decide di abbandonare definitivamente la letteratura. La bibliografia sul silenzio poetico dello scrittore veggente, così come quella sulla sua biografia, è a dir poco sterminata. Eppure c’è un episodio della vita di Rimbaud che rimane oscuro anche ai biografi più scrupolosi: nella primavera del 1875 il poeta francese si ferma per tre settimane a Milano, ospite di una misteriosa vedova. In Rimbaud e la vedova, Franzosini tenta di ricostruire, con i pochi elementi a disposizione, il soggiorno milanese di Arthur (…). E noi, con lui, ci chiediamo chi sia questa donna, “la più misteriosa di tutte, quella che dà l’impressione, a chi cerca di tracciarne un ritratto, di stare a disegnare nel vuoto”. Soprannominata da Verlaine “la vedova civile”, per i più è stata un’avventura sentimentale di Rimbaud, per alcuni solo una donna caritatevole. Ognuno dice la sua e il mistero su questa dama, amante o forse semplice benefattrice, non viene risolto. (…)

Più uomo e meno mito

Rimbaud si perde e si moltiplica nei racconti che di lui ne hanno fatto gli altri; Franzosini si allontana dal suo personaggio e si concede delle pause narrative in cui dà ampio spazio a figure secondarie, si perde in descrizioni gustosissime della Milano dell’epoca, immagina i tragitti percorsi dallo scrittore e si sofferma su eventi minori. (…) Queste deviazioni dalla trama principale, in cui la casualità prevale sulla causalità, offrono una prospettiva laterale da cui osservare un Rimbaud inedito, più uomo e meno mito. (…) Non c’è una soluzione in questo enigma, e a noi che seguiamo questa storia, disorientati ma incuriositi, non resta che immaginare.

Federica Gianni