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Violenza di genere e tra pari: ancora tanti stereotipi.

Anche quest’anno in occasione della Giornata Internazionale dell’Eliminazione della violenza di Genere (che si celebra in tutto il mondo il 25 novembre), FARE X BENE ha portato la sua testimonianza nelle scuole italiane.

Parlare con i ragazzi e le ragazze di diritti, rispetto, relazioni, campanelli d’allarme è il primo passo per sensibilizzarli e avvicinarli a un tema tanto delicato, ma purtroppo anche attuale come la violenza di genere25-Novembre-FARE-X-BENE-a-scuola-contro-gli-stereotipi-03All’interno di un percorso che si articola in tre incontri a cadenza settimanale, abbiamo la fortuna di poter entrare in contatto con il mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi, di conoscere le loro idee, le loro aspettative e le loro paure e di guidarli nella scoperta di un tema che a un primo sguardo appare loro lontano e sbiadito ma che scoprono più vicino e reale di quanto immaginavano. Solitamente, dopo aver inquadrato il tema, la domanda a cui faticano maggiormente a dare risposta è: “Da dove arriva la violenza di genere? Come mai ancora oggi, nonostante una costituzione che tutela i diritti di tutti, e leggi specifiche che tentano di garantire la parità tra uomini e donne assistiamo a episodi di violenza, fisica o psicologica che hanno per vittime le ragazze o le donne e per autore un uomo?”

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Sembra per loro impossibile pensare che nel XXI secolo, in un Paese occidentale e sviluppato come l’Italia, possano accadere atti, reati, tragedie come la violenza di genere. Una delle scoperte che fanno durante gli incontri è che nella maggior parte dei casi si assiste a episodi di violenza quando una delle parti ha un’idea di superiorità sull’altra; è quando ci si sente più forti, migliori, con più diritti degli altri che ci si sente autorizzati a imporre le proprie idee e a diventare  violenti.

Si esplora, quindi, con loro cosa vuol dire per la nostra società/cultura essere uomo e donna oggi e come mai spesso viene attribuito un valore differente in base al genere di appartenenza.

I ragionamenti che scaturiscono dalle loro domande e dal loro mettersi in discussione partono dalla conquista dei diritti fondamentali come il diritto di voto, ormai dato per scontato ma che scoprono relativamente recente, fino ad arrivare alle aspettative che accompagnano la nascita di bambini e bambine e come queste possono influenzare la loro crescita e le relazioni future che andranno a crearsi.

Confrontandosi tra loro scoprono quanti stereotipi relativi all’essere uomo e donna continuano ad esistere e di come questi influenzino il nostro modo di rapportarci al mondo e di consideraci l’un l’altro. La scelta dei giochi, quella delle scuole o del lavoro da fare sono alcuni esempi degli ambiti che possono essere influenzati dal nostro genere di appartenenza in base a quelle che sono le aspettative dei più.

La società ci dice, a volte velatamente, a volte meno, attraverso i media, le pubblicità, gli esempi, cosa è “giusto” per una femmina e cosa lo è per un maschio. E purtroppo, ancora oggi, ciò che è considerato “giusto” per i maschi è l’essere forti, essere dominanti e pensarsi migliori e in diritto di decidere per le proprie compagne e mogli, così come di imporre la propria visione del mondo e delle relazioni. Ed è a partire da questo sentimento di superiorità così come da quello di possessione (“sei mia!”) che possono scaturire le violenze, i soprusi e i maltrattamenti.

Anche per quanto riguarda la violenza tra pari possiamo rintracciarne le origini nei sentimenti di superiorità che spesso provano, anche inconsapevolmente, i bulli e che possono nascere dal modo in cui “guardano” le loro vittime. Ragazzi e ragazze che vengono etichettati attraverso una visione stereotipata del loro modo di essere come deboli, strani, diversi possono, quindi, diventare le vittime designate di bulli e prepotenti, vittime che spesso vengono isolate anche dal gruppo intimorito di essere accomunato a loro.

Elisa Anderloni
Psicologa