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Non è un romanzo storico

(…)Non siamo di fronte all’ennesimo romanzo storico, non è questa l’intenzione degli autori: e a ben vedere la storia – la Rivoluzione e ancor di più la guerra – scorrono sullo sfondo della narrazione e quando balzano in primo piano lo fanno in maniera soggettiva, nel ricordo personale dei protagonisti. Il tempo qui sembra infatti più relativo che mai: l’azione si concentra nel 1927, in prossimità dei festeggiamenti del primo decennio rivoluzionario, ma molti sono i flashback e altrettanti i rimandi al futuro (…).

Rivoluzione interplanetaria

Sulla scacchiera preparata dai Wu Ming si muovono diversi generi e sollecitazioni: storia e scienza, romanzo filosofico e detective story (…). 3 parti di 11 capitoli ciascuna, 333 pagine. L’ossessione per il modo in cui si organizza un sistema, politico o umano che sia, si fa qui struttura narrativa che scandisce i movimenti dei tre personaggi intorno a cui ruota la vicenda: Aleksandr Malinovskij, ben più noto con lo pseudonimo di Bogdanov, figura di grandissimo fascino nella Russia a cavallo tra Ottocento e Novecento; Leonid Voloch, suo compagno di lotta della prima ora, quando i “rivoluzionari di professione” sognavano forte ed erano pronti a tutto. E infine Denni, ibrida figlia di Voloch e di un’aliena di Nacun, il pianeta dove non si fanno “distinzioni tra fisica, biologia, letteratura”, caduta sulla terra in cerca del padre e diventata portavoce del progetto di interplanetarismo voluto dai nacuniani: “La verità è che siamo troppi, viviamo troppo a lungo, siamo troppo vecchi e abbiamo quasi esaurito le nostre risorse. Stiamo valutando la strategia migliore per espanderci nella vostra galassia, perché non si può fare il socialismo in un solo pianeta”. (…)

Tra realtà e utopia

Al centro di Proletkult dunque si pongono nuclei dialettici universali – il conflitto tra uomo e ambiente, tra padri e figli, tra passato e futuro inteso come passaggio di memoria – ma non si danno risposte; il libro lascia aperte tutte le porte, oscilla sottilmente tra scienza e fede (razionale), tra realtà e utopia. Come Bogdanov anche i Wu Ming guardano a una rivoluzione più profonda e più difficile: “Cambiare la testa delle persone è un processo molto più lento”, sostenendo da sempre che “se un romanzo non aiuta a capire meglio gli esseri umani, non è un buon romanzo”. Questo romanzo, dunque, è buono, e dà molto da pensare: “Non basta bruciare i pianoforti per dare il benservito a trecento anni di musica e non basta consegnare le fabbriche agli operai per farla finita con il capitalismo”, si ragionava all’epoca tra compagni.

Immaginare un mondo senza prigioni

Ora che invece il capitalismo impera potremmo dire: forse non basta illudersi di poter produrre e crescere all’infinito, forse è ora di capire che per conservare la realtà bisogna cambiarla: “Ma per farlo bisogna essere capaci di immaginare un mondo senza prigioni. E Denni lo immagina eccome. Quanti di noi possono dire lo stesso?”.

Julia De Florio