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IL TEMPO DEI LUPI
Storia e luoghi di un animale favoloso

Una storia ambientale

Le pagine iniziali preannunciano in rapporto al lupo una storia ecologica, culturale e sociale insieme, ma forse conviene piuttosto parlare di una storia ambientale (…). La storia dell’ambiente non è più una novità ma spesso l’ambiente rimane il neutrale palcoscenico su cui l’uomo recita le sue vicende come protagonista piuttosto che parte in causa. Con il lupo facciamo i conti con un altro primo attore il cui rilievo è partecipe di una lunga partita con un ruolo nell’immaginario collettivo in larga misura persino maggiore di quello effettivamente avuto nella realtà.

Dal buon pastore a Cappuccetto Rosso

Capitolo dopo capitolo, si parte da un primo medio evo nel quale i lupi sono proposti già come pericolo e aggressiva alterità, nel quadro di una cultura fortemente segnata dai modelli evangelici e dall’immagine del naturale nemico del buon pastore il cui gregge è insidiato dai “lupi rapaci” (…). Sarà tuttavia con il tardo medioevo che si entra in un periodo di modifiche che metteranno in più diretta concorrenza l’uomo rispetto all’ecosistema e la riduzione del bosco diventa il presupposto per cresciute ostilità nei riguardi del lupo (…). Certo è che il lupo è ormai un attore di primo piano per la società del medioevo europeo: dalle saghe nordiche a Cappuccetto rosso fino al lupo “muzzo” che divorava i bambini nel Reggiano (…). Poi gli eretici: veri “lupi rapaci” che reagiscono alla condanna della chiesa con le stesse armi e per i catari dei Pirenei a inizio Trecento “lupi” sono i religiosi cattolici.

Da Romolo e Remo a Mowgli

Capitolo dopo capitolo troviamo i lupi della politica, i “santi addomesticatori”, Dante con la paurosa “selva oscura” e “selvaggia” con quella “lupa, che di tutte brame sembrava carca, conferma del primato del lupo nell’immaginario del tempo. Poi con i bambini cresciuti dai lupi ci si muove in considerazioni di largo respiro: da Romolo e Remo fino al Mowgli di Kipling e al film di Truffaut Il ragazzo selvaggio. A questo punto il medioevo si è aperto all’età moderna, della transumanza, con le novità sociali di un ambiente che tra il secolo XV e il XIX coincide con l’apogeo delle migrazioni di bestiame e il contestuale aumento delle aggressioni anche antropofaghe (…).

Il lupo non è cattivo

Ecco dunque, in sintesi, la presa d’atto di una “inimicizia” tra uomo e lupo cresciuta con l’alterarsi delle condizioni ecologiche dopo i primi secoli altomedievali di convivenza relativamente pacifica. Poi si registra il montare della paura per processi culturali che permangono anche quando l’animale non è più un vero pericolo, sottovalutandone la funzione per l’ecosistema. Infine si coglie il suo mutare in rapporto all’ambiente socio-economico con cui si confronta. In sintesi: il lupo non è né buono né cattivo e per un equilibrato contesto ambientale la sua presenza va garantita.”.

Gherardo Ortalli

 

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