La splendente
“Non nascerà mortale più bello di lei”, così profetizza Zeus, nei panni del cigno che
feconda Leda; e così, con la nascita di Elena la Splendente, inizia questo romanzo che
racchiude in sé tutto il cosiddetto “Ciclo troiano”. Storie che arrivano da lontano, da
teogonie e miti antichissimi che cantano il destino comune di dèi e uomini, per
narrare una parabola funesta e accecante: il passaggio dall’età dell’oro a quella del
ferro, la fine del tempo degli eroi. Storie che si intrecciano proprio in virtù della
bellezza di Elena, la più desiderata, la più contesa e imprendibile.
Ma Cesare Sinatti non si limita a riattualizzare i miti, allontana gli dèi e attenua il loro
controllo sui destini individuali, intrecciando con sapienza i modi dell’epica a quelli
della tragedia (quella antica e quella moderna, da Euripide a Shakespeare), portando
prepotentemente in scena l’umanità dei sentimenti e delle passioni dei protagonisti.
Tolti alla fissità del mito, Odisseo, Agamennone, Menelao, Achille e Patroclo, ma
anche Epipola, Clitemnestra, Penelope e molti altri ancora, emergono da queste
pagine con estremo nitore, nutriti della sensibilità di un loro coetaneo di oggi. Nei
ventiquattro capitoli che compongono il romanzo – tanti quanti i libri dell’Iliade e
dell’Odissea – Sinatti tesse le loro storie con passione e ricercatezza espressiva,
passando dai toni epici e lirici alla feroce vividezza delle scene cruente di
combattimento. Una scrittura di ricchezza sorprendente per un autore tanto giovane.