Prima Effe

Bellismo

La peer education da un peer educator

Ciao, mi chiamo Alessia e ho quasi sedici anni. Attualmente frequento un liceo linguistico di Milano.

Mi è sempre piaciuto parlare, coinvolgere e confrontarmi con le persone, soprattutto con i miei coetanei. Per questo, quando ero alle medie, ho deciso di cimentarmi nella peer education, che italianizzato sarebbe “educazione tra pari”. In classe i miei prof ripetevano spesso che molto probabilmente un ragazzo ascolta con più facilità e fiducia una persona della propria età piuttosto che un adulto, perché si sente più libero di chiedere cose che a professori di almeno vent’anni più grandi di lui, non domanderebbe mai, per paura, forse, di non essere capito. Sono stati proprio loro, i miei prof, a convincermi in questo modo a iniziare un’attività del genere.

Il messaggio che mi era stato chiesto di diffondere più frequentemente era l’importanza di dire “no” al bullismo, ma in generale ad ogni forma di violenza, fisica o psicologica che fosse. Questi sono certamente argomenti che devono essere affrontati in ogni scuola, siccome la mente dei giovani è molto flessibile ed è sicuramente più semplice farci capire a questa età, rispetto a quando saremo più grandi, cosa è sbagliato in modo che possiamo evitarlo o combatterlo.

Ho partecipato a molti eventi, la maggior parte dei quali erano stati organizzati dall’associazione FARE X BENE Onlus, riguardanti progetti per cui io ed altri educatori  abbiamo raccontato quanto anche solo  una battutina, che apparentemente è innocua ma che in realtà è pungente, possa ferire qualcuno. Non a caso tutti conosciamo la frase “ridi CON qualcuno, non DI qualcuno”.

Al contrario delle mie aspettative, il nostro lavoro ha riscontrato un feedback più che positivo: gli studenti si sono sempre mostrati molto interessati e partecipi. Si sono, anzi, ci siamo aperti l’uno con l’altro descrivendo le nostre esperienze inerenti alla questione e ne abbiamo parlato tutti insieme, giungendo sempre alla conclusione di quanto sia fondamentale non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te, di quanto siano apprezzate la generosità e l’educazione e allo stesso tempo di quanto si debbano allontanare dalla nostra vita le energie negative causate da persone che ci portano sulla cattiva strada.
In quasi ogni persona a cui mi rivolgevo, ho notato una traccia di empatia. È stato bellissimo vedere come si era creato un clima di collaborazione e serenità nonostante stessimo parlando di cose difficili da mandar giù e di come tra di loro, i ragazzi, si erano immedesimati nelle situazioni altrui, esprimendo ogni tipo di sentimento con tranquillità e senza paura di essere giudicati, come la tristezza, la compassione, l’irritazione, il pentimento.

Abbiamo inizialmente trattato temi relativi al bullismo e al cyber bullismo, oggigiorno entrambi molto diffusi, per poi riflettere sull’importanza, come ho già detto precedentemente, se non dell’amore, almeno  del rispetto per il prossimo.

Inoltre, sempre grazie ai miei prof, ho preso parte insieme ad altri miei compagni, ad un paio di pubblicità progresso dirette dal regista Federico Brugia, il cui obiettivo era quello di combattere l’odio tra i banchi di scuola e la violenza di genere all’interno delle mura domestiche.

Questa esperienza è stata utile sia ai ragazzi che “educavo”, ma è servita anche a me perché mi ha permesso di riflettere sulla bellezza della condivisione di esperienze ed opinioni e su quanto possa essere utile l’insegnamento se applicato correttamente.  Penso che la scuola, infatti, oltre a formare gli studenti da un punto di vista didattico, serva anche ad aprirci le porte a mondi di questo tipo.

Ringrazio Feltrinelli, FARE X BENE Onlus, i miei prof e tutti coloro che hanno e continuano a contribuire alla realizzazione di progetti, secondo me, così importanti.

Alessia Lops