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Addio all’infanzia

In una Napoli insolitamente fredda, un uomo attende un agente immobiliare per visitare un appartamento che non si può permettere nel palazzo di fronte al murale che ricorda Giancarlo Siani, giornalista de “Il Mattino” ucciso a 25 anni per aver denunciato nei suoi articoli gli sporchi affari della camorra. Nei luoghi che lo hanno visto crescere, quell’uomo torna con la memoria all’estate del 1985. Mimì, voce narrante e protagonista di Un ragazzo normale, in quell’estate ha dodici anni e vive nella “trenta piastrelle” di una portineria al Vomero insieme ai genitori, alla sorella adolescente e ai nonni materni. Curioso e saccente, il ragazzino divora fumetti, si esercita a spostare gli oggetti con il pensiero e trascorre le giornate in strada con l’amico Sasà. Nel palazzo abitano anche Viola, per cui Mimì ha una cotta tenuta gelosamente segreta, e il giovane giornalista Giancarlo, che ogni giorno rastrella Napoli munito di biro e taccuino a caccia di storie per il suo giornale. Per Mimì è un vero supereroe e fra i due nasce un rapporto di confidenza (…). In pochi mesi l’amicizia con Giancarlo e quella con lo smaliziato Sasà, il sentimento per Viola, il senso di estraneità rispetto alla famiglia, la frequentazione con un clochard di origine tedesca scandiscono le tappe dell’addio all’infanzia di Mimì, che si compie definitivamente quando Giancarlo cade davanti ai suoi occhi crivellato di colpi.

Una classica storia di formazione

In un romanzo costruito su due piani temporali, un passato con cui fare i conti e un presente che fa capolino qua e là e si chiarisce nel finale, lo scrittore napoletano costruisce una classica storia di formazione fra fiction e realtà e affronta in chiave romanzesca temi universali: la condizione illusoria dell’infanzia, il contrasto fra chi vive alle soglie di una povertà seppur estremamente dignitosa e il benessere di chi abita ai “piani alti”, qui efficacemente rappresentato dalla metafora del condominio, il dolore del distacco e della perdita. Sullo sfondo (…) una Napoli dagli scorci di rara e struggente bellezza, ma perfino “più pericolosa di Gotham City” e consegnata al silenzio, perché, dice il nonno a Mimì proprio a proposito del lavoro di Giancarlo, “chi se ‘impiccia resta ‘impicciato” e se è vero che il mondo ha bisogno di eroi, l’importante è che non abitino nel loro palazzo.

La forza delle storie

Un ragazzo normale è anche un romanzo metaletterario sulla forza delle storie, che vincono il tempo e regalano l’immortalità: così, forse Giancarlo un supereroe non lo era, “perché i veri supereroi non muoiono mai, nemmeno se crivellati di colpi”. O forse invece aveva ragione lui, Mimì, “perché i supereroi alla fine rinascono sempre. In ogni nuova storia”. Proprio come questa, che regala nuova vita ad un giovane giornalista ucciso dalla camorra.

Marzia Fontana

 

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