Prima Effe

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Premio Calvino 2019

Il vincitore del Premio Calvino 2019 si è imposto con un romanzo che scava nella psiche di un adolescente con perizia di scrittura insolita in un esordiente. Un racconto a chiave, capace di mettere in luce le complesse pulsioni affettive che presiedono la vita familiare nel passaggio verso l’età adulta. “Non ho ricordi di quando ero piccolo, non ne ho nemmeno uno. Eppure devo essere stato bambino anch’io, ma di quegli anni non mi è rimasto dentro niente”. Apre così il suo racconto Giona, un adolescente confinato in un paese di montagna dove vive col nonno Alvise, un vecchio dispotico che gli caccia l’obbedienza in corpo a suon di botte perché “solo col dolore” s’impara la vita. (…)

Giallo psicanalitico

Ma l’adolescenza è l’età della rivolta. Battuto a sangue, in fuga disperata da questo tempo sospeso, Giona fugge nella notte. La pioggia gli lava le ferite e la solitudine libera i primi ricordi di un passato rimosso. Con una repentina crasi temporale entriamo nel triangolo originario della famiglia: padre, madre e bimbo in armoniosa scampagnata, a casa sono in attesa altri nonni, con latte caldo e biscotti alla vaniglia. Ma l’idillio di quell’infanzia remota vacilla nella memoria, inciampa nella rievocazione di un primo trauma: il piccolo Giona si perde nel verde e il panico lo travolge fino all’incoscienza. Sono pagine intense di ansia affannata (…): di chi sono quelle “braccia di ferro” che sollevano il corpo del bimbo svenuto nel bosco? E ancora: come sono scomparsi i genitori? Abilmente disseminato di indizi, con una struttura narrativa ibrida che rimanda al giallo psicanalitico, il romanzo s’inoltra nel vasto territorio dell’inconscio, attraverso i fantasmi di una perdita.

Anna Chiarloni

Le recensioni sono a cura di