Prima Effe

Bullismo

Se è vero che le emozioni sono risposte fisiologiche ad alcuni stimoli e presenti in tutte le culture, è anche vero che fin dai primi anni di vita possono essere apprese e che le nostre competenze emotive possono essere affinate ed esercitate.

Chi si occupa quotidianamente di  bambini e ragazzi sa quanto gli stati emotivi possano influenzare le azioni, le relazioni e la crescita e come il capire sé stessi e gli altri debba essere alla base di ogni intervento educativo.  Oggi più che mai, tante delle difficoltà proprie dei giovani sono da ricondurre alle loro difficoltà relative all’espressione delle emozioni e alla capacità di mettersi nei panni dell’altro: spesso i ragazzi e le ragazze si mostrano aggressivi, incapaci di relazionarsi ad adulti e coetanei, in difficoltà nel capire i propri stati d’animo e quelli altrui e finiscono per isolarsi, avere problemi legati all’umore quali la depressione, avere relazioni superficiali o non soddisfacenti,  e difficoltà a regolare l’intensità di quello che vivono.

Diventa allora fondamentale lavorare in sinergia, scuola e famiglia, per aiutare i ragazzi/e ad allenarsi, non solo per avere buoni voti o risultati positivi negli sport, ma anche e soprattutto nello sviluppare quella che può essere definita un’intelligenza emotiva piena, complessa e solida. L’intelligenza emotiva è, infatti, un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, esplorare, capire e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e i propri sentimenti e quelli di chi ci circonda.

L’intelligenza emotiva può essere allenata e implementata durante tutto il percorso di crescita e vita di ciascuno e risulta fondamentale per avere relazioni positive e rispettose, così come imparare a regolare eventuali eccessi emotivi che rischiano di farci perdere l’equilibrio e di sfociare in aggressività e non comprensione.

Con i giovani e le giovani è quindi bene partire dall’ABC e creare con loro un vocabolario emotivo che possa aiutarli a comprendere quello che provano e a condividere tali stati con gli altri, così da farli sentire compresi e competenti nella comunicazione dei loro bisogni e delle loro difficoltà. Bisogna, inoltre, porre particolare attenzione alle emozioni che esprimono e dargli un rimando realistico di quello che stanno trasmettendo all’esterno e del significato che questo ha o può avere per loro e per gli altri.

Quando le competenze basilari relative al riconoscimento e al saper nominare le diverse emozioni e i sentimenti che si possono vivere in diverse situazioni sono raggiunte, è bene lavorare con loro affinché imparino a prestare ascolto agli altri e a sintonizzarsi con gli stati emotivi di chi li circonda: essere empatici è fondamentale per comprendere gli altri e per avere relazioni appaganti e prive di violenza, dove tutti i punti di vista, così come tutte le manifestazioni emotive, trovino posto e possibilità di espressione.

Elisa Anderloni
Psicologa