Prima Effe

BLOG

“Le grandi idee sono risciacquatura di piatti”

Nel leggendario corso di letteratura, Nabokov annuncia agli studenti: “Lo stile e la struttura sono l’essenza di un libro; le grandi idee sono risciacquatura di piatti”. Lontano dalle mode e politicamente scorretto come è sempre stato, lo scrittore che più ha influenzato la letteratura contemporanea ci offre, in queste lezioni in forma orale, una guida senza tempo all’arte del romanzo basata sugli appunti che prendeva nel prepararle, nei quali è
contenuta in nuce la sua
ars poetica (…). Leggendo queste lezioni, abbiamo il privilegio di entrare in quelle classi assieme ai fortunati studenti della Cornell nei rispettabili e dignitosi anni cinquanta. (…)

Il divino dettaglio delle favole supreme

Nabokov ci insegna che nel leggere si deve cogliere e accarezzare il dettaglio, il “divino dettaglio”, che acquisisce vita propria e trasmigra da un romanzo all’altro come la lorgnette di Madame Bovary che passa nelle mani di Anna Karenina e poi della Signora con il cagnolino di Čechov. È la combinazione dei dettagli che fa scattare la scintilla sensoriale, il brivido rivelatore in grado di provocare il fremito lungo la spina dorsale che ci fa riconoscere un grande romanzo. Per questo Nabokov disegna alla lavagna gli schizzi dei giardini e la pianta del palazzo di Mansfield Park, la facciata della casa del dottor Jekyll, la mappa dei vagabondaggi di Bloom e Stephen Dedalus attraverso Dublino. Senza una percezione visiva del dettaglio e dell’itinerario dell’oggetto, l’insieme del mondo inventato con cura e passione si riduce a un’immagine volgare, come quella della copertina in brossura, tratta dalla riduzione cinematografica di Il dottor Jekyll e Mr Hyde(…). Nemico delle generalizzazioni preconcette, che ci fanno vedere in Madame Bovary una denuncia della borghesia, o in Bleak House uno studio della Londra ottocentesca e non l’invenzione di una Londra fantastica, Nabokov sostiene che i grandi romanzi non sono che grandi favole, e che solo i minori non si prendono la briga di reinventare il mondo. La realtà per Nabokov va sempre messa tra virgolette e la grande arte nasce dall’arte di vedere il mondo come una potenzialità per la finzione, la fiction che è sempre poíeis, invenzione artistica, che fa dei grandi romanzi “favole supreme”, dove la magia del poeta non è disgiunta dall’ipotesi dello scienziato.

La precisione della poesia e l’intuizione della scienza

Con la consueta verve polemica, Nabokov ricorda che definire “vera” una storia è insultare sia l’arte che la verità. La letteratura, sostiene, non è nata il giorno in cui un ragazzino inseguito da un grande lupo grigio corse via gridando “al lupo, al lupo”, è nata il giorno in cui un ragazzino, correndo, gridò “al lupo, al lupo” e non aveva nessun lupo alle calcagna; la magia dell’arte stava nell’ombra di quel lupo che lui aveva volutamente inventato. Solo così la storia dei suoi inganni divenne una storia proverbiale (…). Con un’ulteriore “mossa del cavallo”, Nabokov infine inverte le nozioni convenzionali dell’artista e dello scienziato: per la grande arte occorrono sia la precisione della poesia che l’intuizione della scienza. Il grande scrittore scrive le sue favole supreme su uno svolazzo di magia che è soprannaturale e surreale insieme, come il poeta di Fuoco pallido che, riflettendo sulla propria ricerca dell’assoluto fa commentare al suo autore: “Fa piacere ricordare che la differenza fra il lato comico e il lato cosmico delle cose dipende da una sibilante”.

Giuliana Ferreccio

 

Le recensioni sono a cura di