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Dalla Mia Vita Poesia E Verità

Con sobrietà e precisione

Il maggior servizio che posso rendere alla mia patria è che, procedendo nella mia opera biografica, continui a descrivere con sobrietà e precisione le trasformazioni della cultura morale, estetica e filosofica di cui sono stato testimone”, scriveva Goethe al diplomatico Franz Bernhard von Bucholtz nel febbraio 1814 dopo aver completato la terza parte dell’autobiografia Dalla mia vita. Poesia e verità. In questa affermazione lo scrittore, forte della distanza storica dalla sua giovinezza e dall’alto della sua indiscussa autorità, riassumeva il compito doveroso di far comprendere le dinamiche culturali di un’epoca passata, quella della sua formazione nella seconda metà del Settecento.

Una lettura disincantata della giovinezza

Il progetto autobiografico è alimentato in Goethe, alla soglia dei sessanta anni, oltre che dalla consapevolezza di una disincantata storicità acquisita e del proprio contributo alla poesia tedesca, anche dal “grande vuoto” lasciato dalla morte di Schiller nel 1805 e quindi dal “dovere di preservare nel ricordo ciò che pare scomparso per sempre”. Nel rapporto osmotico di riflessione e memoria Goethe si assume il compito morale di ripercorrere le esperienze formative giovanili, vissute secondo ottimistiche coordinate ideologiche, intenzionato a “mostrare come ogni epoca tenta di reprimere e superare quella precedente invece di esserle grata per gli stimoli, le conoscenze e la tradizione che essa tramanda”

Autobiografia romanzesca

Con Poesia e verità Goethe rinnova in modo sostanziale le modalità compositive del genere autobiografico soprattutto per l’impostazione
narrativa che assorbe l’autobiografismo erudito-
espositivo e si illumina
di rifrazioni e rispecchiamenti con la letteratura romanzesca confermando la brillante definizione
della sua opera: “le Mille
e una notte della mia
folle vita”. Avvalendosi di
ricordi e ricostruzioni di
amici e conoscenti, di fonti e documentazioni, Goethe compone con “determinatezza e precisione”, con elegante cura del dettaglio e anche con “sano umorismo” un affresco degli anni giovanili in cui rapporti familiari, incontri, frequentazioni, interessi, amori, studi, progetti letterari, giudizi e profili di scrittori interagiscono con eventi storici e politici come l’incoronazione di Giuseppe II nel 1764 descritta in modo magistrale con gli occhi di un quindicenne. Poesia e verità non solo è un libro “destinato a colmare le lacune della vita di un autore”, ma per il lettore contemporaneo anche una guida, per quanto soggettiva, per orientarsi nella stagione fra illuminismo e Sturm und Drang nel contesto della cultura europea.

Fabrizio Campi

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