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Altre menti. Il polpo, il mare e le remote origini della coscienza

Filosofia e polpi

Filosofia e polpi potrebbero sembrare due universi estremamente distanti. La prima si occupa di visioni del mondo, pensieri profondi e approcci alla realtà della nostra specie. I secondi al massimo fanno bella figura sulle tavole galiziane, con le patate. Essere riuscito a unire due mondi così diversi è già un primo merito di Peter Godfrey-Smith. Godfrey-Smith è un serissimo filosofo della scienza che ha pubblicato notevoli opere sulla filosofia della biologia. Al di là della sua attività all’università, Godfrey-Smith è anche un ottimo subacqueo. Come praticamente tutti i subacquei prima di lui, è affascinato dal comportamento dei polpi. Un po’ perché, rispetto al resto della fauna subacquea e terrestre, i polpi sono decisamente alieni. La parentela tra molluschi e cordati (che comprendono i vertebrati) risale a non meno di 6-500 milioni di anni fa, sul fondo degli oceani primordiali. Non solo: i polpi sono anche parenti molto stretti di animali non particolarmente noti per la brillantezza del loro comportamento, come chiocciole, mitili o patelle. Ciononostante, sono curiosi, imprevedibili, e ogni individuo è dotato di una personalità propria.

Da Aristotele a oggi

Per questa ragione hanno attirato l’attenzione di studiosi e curiosi da tempo immemore; almeno da Aristotele, infatti, gli zoologi si sono accorti della peculiari proprietà di queste specie. Anche la scienza moderna si è occupata di polpi. Dalle osservazioni in natura, spesso anedottiche. Si è passati a esperimenti controllati in acquari. In cui i polpi hanno dimostrato capacità e complessità degne di vertebrati molto più noti, da mammiferi a uccelli. Aprono i barattoli, fuggono da trappole e contenitori ermetici, fanno scherzi e dimostrano simpatie e antipatie per i ricercatori. Sottoposti a farmaci e droghe simili a quelle del mondo umano, hanno dimostrato che alcune strutture, neuromediatori e comportamenti sono comparabili a quanto accade nei vertebrati.

I polpi e le capacità cognitive

In tutta questa pletora di osservazioni curiose e contorti esperimenti, Godfrey-Smith fa sentire la sua voce di filosofo, e cerca di andare al fondo di uno dei più intrattabili problemi della filosofia e biologia moderna, quello della coscienza e della mente; proprietà che facciamo già fatica ad attribuire a specie a noi vicine, come scimpanzé o delfini. Figuriamoci ai polpi. Godfrey-Smith è tutt’altro che timido sull’argomento. E fa notare, sulle orme di uno dei fondatori della psicologia, William James, che per spiegare la nascita della mente e della coscienza dovremmo usare la stessa logica evoluzionistica che utilizziamo per la biologia più spicciola. Bene o male, dice, occhi, mani, apparati, cervelli umani nascono da strutture già presenti nella storia dell’evoluzione. Non si capisce perché la mente e la coscienza umana debbano uscire già formate, come Atena dal cranio di Giove. Il risultato, secondo Godfrey-Smith, è che l’evoluzione stessa ha raggiunto il traguardo dell’intelligenza e della mente attraverso vie differenti: i cordati e i vertebrati terrestri hanno dato origine alle menti dei mammiferi, da un gruppo di invertebrati nacque la mente dei polpi, veri pinnacoli delle capacità cognitive tra gli animali subacquei. Perché no?.

Un capolavoro della divulgazione scientifica

Il libro, non enorme, è già una sorpresa per l’argomento e l’approccio. Se a questo si aggiunge la scrittura molto brillante e ricca di aneddoti, l’alternanza di alto e basso nella stesura del testo, le idee assolutamente stimolanti e ottimamente presentate, non si può che considerarlo un vero capolavoro della divulgazione scientifica.

Marco P. Ferrari